La storia di Stefano Munafò, 35enne di Villa San Giovanni, che nei giorni scorsi ha effettuato la sua prima donazione con Avis Comunale: «Avevo sempre rimandato, invece è importante farsi avanti. Ai giovani dico donate, perché in tanti hanno bisogno. Soprattutto ora che è estate»

 

Fino a qualche settimana fa probabilmente non l’avrebbe mai detto e invece oggi Stefano Munafò è qui a raccontare una storia che, fosse stato per lui, magari sarebbe iniziata tra un altro po’ di tempo. Trentacinquenne agente di polizia penitenziaria, vive a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, con la moglie Sabrina e i figli Giorgio, di 6 anni, ed Emily, di 3.

Proprio la moglie, da tempo, gli stava proponendo di iniziare a donare: «Io però ho sempre tergiversato – racconta – non per paura o altro, ma semplicemente perché tra gli impegni di lavoro e familiari ero convinto di non avere tempo per dedicarmi a questa scelta così importante». Poi qualcosa cambia. Sabrina, da che inizialmente si era fatta promotrice, deve aspettare a iniziare per via della pressione alta. A gennaio, inoltre, una leucemia si porta via il cugino 38enne di Stefano: «È stato un duro colpo per me che però, allo stesso tempo, mi ha fornito la spinta decisiva per diventare anche io donatore».

E la prima volta è andata più che bene, senza contare che al centro di raccolta, insieme a lui, c’erano due accompagnatori d’eccezione: Giorgio ed Emily. «È stato un bel momento perché, grazie ai volontari e al personale sanitario di Avis Comunale, per loro è diventato un gioco essere lì con me. Dai palloncini alle merendine, una serie di piccole attenzioni ha permesso loro di trascorrere una mattinata in allegria mentre io effettuavo la donazione».

Mentre la seconda donazione è già in calendario, e per quell’occasione probabilmente spera possa iniziare anche la moglie Sabrina, Stefano manda un messaggio importante, in particolare con la stagione estiva ormai nel vivo: «Donare mi permette di monitorare il mio stato di salute e quando ho finito la seduta mi sono sentito benissimo sia fisicamente che moralmente. Ai giovani – conclude – soprattutto in un momento dell’anno come questo, in cui tradizionalmente possono verificarsi carenze nelle scorte di emocomponenti, dico di farsi avanti: non abbiate paura, donare è un gesto straordinario che costituisce un aiuto vitale per tanti pazienti che ne hanno bisogno».