Donatore con l’Avis Comunale di Fivizzano dal 1990, nei giorni scorsi ha tagliato un traguardo straordinario: «Anche se la cifra può impressionare non ho fatto nulla di speciale. Se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque»

Il numero è grandissimo. Come si dice, “rotondo”. Uno di quelli che possono mettere paura e, a dir la verità, un po’ di paura, proprio a lui che quel numero l’ha centrato, l’ha messa. Lui è Giorgio Piccioli, 57 anni, residente a Fivizzano in provincia di Massa-Carrara. È un donatore dal 1990 con l’Avis del suo Comune: 33 anni di impegno volontario e periodico per compiere un gesto concreto di aiuto per tanti pazienti.

Nei giorni scorsi ha tagliato il traguardo delle 250 donazioni. È questo il numero di cui stiamo parlando: «In realtà l’avrei potuto “festeggiare” anche prima, visto che la 249esima l’avevo effettuata a luglio – racconta – ma devo dire onestamente che il pensiero di essere arrivato a tanto mi aveva messo un po’ in crisi. Come se quella cifra mi spaventasse». È consapevole dell’importanza del suo percorso, lo si capisce parlandoci. Allo stesso tempo, però, Giorgio è convinto di non aver fatto nulla di speciale: «Non mi sento un eroe, non voglio essere definito tale. Credo solo di essere stato fortunato nel potermi rendere utile agli altri». Un qualcosa che, vista l’età, potrà ancora continuare a fare.

Ma come è iniziato questo lungo cammino? La prima volta è stata nel 1990: «Mi pare fosse aprile. Con un mio amico di scuola decidemmo di andare nella sede dell’Avis per cominciare a donare e da quel momento, salvo un brevissimo periodo di sosta per alcuni esami a cui mi ero dovuto sottoporre, non mi sono più fermato». Dona quasi esclusivamente plasma perché, spiega, «soffro di pressione tendenzialmente bassa, quindi donare il sangue intero spesso mi genera problemi.

Quando fa molto caldo, per esempio, devo interrompere per qualche tempo anche la plasmaferesi per evitare malori». Da 33 anni sempre con Avis Comunale Fivizzano: c’era lui quando nel centro di raccolta arrivò il primo macchinario per favorire questo tipo di donazione: «Il nostro è un ambiente straordinario, siamo un piccolo centro e ci conosciamo praticamente tutti (tra l’altro lui è un dipendente del Comune e ha l’hobby della viticoltura, ndr). Se sono arrivato a 250 donazioni il merito è anche del personale dell’associazione che mi ha seguito nel corso di questi anni e che, spero, possa continuare a farlo anche in futuro».

Che cosa possa rappresentare anche per gli altri aver raggiunto un simile risultato, Giorgio lo spiega con estrema semplicità: «Credo debba far capire che se ci sono riuscito io può riuscirci chiunque. Io ho due nipoti che avevano iniziato a donare, ma che si sono dovuti fermare. Ai giovani dico di farsi avanti – conclude – senza timori. Fare qualcosa di utile per gli altri, soprattutto a tutela della salute, rappresenta la gratificazione più grande che si possa avere».